• Zambello Renzo.it
  • Psicoterapia Dinamica.it
  • Video psicoterapia
  • Fai la tua domanda nel guestbook

Psicoterapia Junghiana

Studio Psicoterapeutico e Psicoanalitico Milano

  • HOME
  • Antropologia
  • Cultura
  • Problemi sociali
  • Psicoterapia Junghiana
  • Religione
You are here: Home / Psicoterapia Junghiana / Il piacere: norme per non rovinarsi la vita

Il piacere: norme per non rovinarsi la vita

10/01/2016 da zambello 7 Commenti

Il piacere

Il piacere

La psicoanalisi e il piacere 

Siamo programmati per cercare  piacere.

Il piacere e il dispiacere sono i moduli regolatori della nostra vita psichica. La Psicanalisi si è interessata molto del piacere ed  è stato proprio Freud  a delineare  questa pulsione interna descrivendo  ciò che spinge  l’uomo al piacere  e i suoi limiti: il  “principio di realtà”.  Secondo Freud,  noi tendiamo immediatamente a scaricarela nostra tensione interna nella  ricerca di provare  piacere e se questo ci è impossibile, “alluciniamo nel sogno e nella fantasia “ nel tentativo di realizzarlo.

Se ci pensate, la maggior parte delle conversazioni  con uno sfondo erotico-sessuale in chat, non sono altro che una allucinazione nel sogno di una tensione erotica che si vorrebbe  immediatamente scaricare.  Sarà poi la sperimentazione con la realtà che  aiuterà ad imparare, a  procrastinare nel tempo il soddisfacimento del piacere, tenendo un comportamento meno allucinatorio.

Vi sembra un po’ eccessivo  l’esempio della chat?  Bene, pensiamo ai nostri  figli o ai nipoti che abbiamo in casa. Dobbiamo solitamente faticare  e non  poco, per far capire loro che quando la tavola è imbandita, non conviene riempirsi lo stomaco di patatine o tartine ma conviene mangiare piano,  piano, dosando  ogni portata. Solo così potremmo raggiungere il  massimo del piacere trovando l’equilibrio tra la “nostra fame” e il cibo a disposizione. Un principio di realtà apparentemente banale ma, difficile da raggiungere e chi ha bambini, lo sa bene.

Freud poi distingueva  un  piacere preliminare e un piacere terminale.  Il senso era:  il piacere libidico deve tendere ad uno scopo. Egli scriveva: “ Sulla via della copula vi sono certe relazioni intermedie  con l’oggetto sessuale, come il toccamento e la contemplazione del medesimo, che sono riconoscibili come mete sessuali provvisorie. Queste operazioni sono  da un lato collegate esse stesse al piacere, dall’altro aumentano l’eccitamento, che deve durare fino a che venga raggiunta la meta sessuale definitiva”.  Da: ‘Tre saggi sulla teoria sessuale’,1905 . Se ne desume quindi che lo scopo della sessualità e del piacere sessuale è la copula ai fini procreativi e  per chi non avesse capito bene aggiungeva,  sempre nello stesso testo che:  “coltivare il piacere preliminare o l’eccessivo indugio in atti che non abbiano come fine il piacere terminale, (alias la copula), sono da considerarsi delle perversioni”.

Freud era un uomo del suo tempo e nonostante la sua indiscussa genialità,  ai nostri occhi di post  ‘68inni e  forse,  grazie anche a lui,  ci appare  per lo meno un po’ antiquato.

Però, diciamocelo chiaramente, non può esser vero che una pulsione così potente quanto quella che ci spinge verso la realizzazione del piacere, si esaurisca  prima nella fase orale , il cibo e poi in una sessualità più o meno fantasiosa. Se fosse solo questo, alla fin fine, non saremmo poi così diversi da ogni altro primato.

Jung già nel 1912 in ‘Simboli della trasformazione’ aveva preso un po’ le distanze da Freud, anche a riguardo del significato del piacere libidico. Ciò nonostante in questa fase rimane anche lui ancorato, nella ricerca di un senso fisico-organico, alla pulsione del piacere. Si distingue comunque un  po’  dalla concezione freudiana del lattante come un “perverso-polimorfo”.  Per Jung l’atto del poppare non può essere etichettato come un atto sessuale  e, l’indubitabile piacere che il bambino prova nel succhiare  non può essere qualificato come sessuale.

Comunque, anche per Jung, la pulsione del piacere nella prima fasi della vita, fatte le dovute differenze,  rimane in una sfera, orale e  genitale. E poi, cosa succede quando l’uomo cresce e  diventa adulto?  L’uomo deve pure avere nel suo DNA un codice che lo spinge a cercare qualcosa di diverso, mi verrebbe da dire, di più alto,  oltre il cibo e il sesso.

Non è che questa banale questione filosofica Freud e Jung  non se la fossero fatta, ed è proprio nelle due diverse risposte che trovano, che si differenziano definitivamente.

La sublimazione e il piacere

Freud conia il termine della “sublimazione”. Per sublimazione si intende quel meccanismo che è responsabile dello spostamento di una pulsione sessuale,  e per la verità  anche dell’aggressività, verso qualcosa di non sessualizzato o di non aggressivo che ha solitamente un valore sociale,  ad esempio l’attività artistica, intellettuale o l’afflato religioso.  Il soggetto prova durante le attività sublimanti  un piacere paragonabile alla  soddisfazione della pulsione sessuale o aggressiva. Freud scrive: “ Chiamiamo proprietà di sublimazione questa proprietà di scambiare la meta originaria sessuale con un’altra, non più sessuale ma psichicamente affine alla prima”.  ‘ La morale sessuale –civile- e il nervosismo moderno’,  1908.

C’era un detto al mio tempo un po’ grossolano, ma che spiegava bene questo meccanismo. Si diceva che i parrucchieri facessero l’amore soltanto il  lunedì.

Certo, si sottintendeva che il lunedì i negozi erano chiusi e quindi i parrucchieri potevano riposarsi e dedicarsi un po’di più alle loro mogli ma,  verosimilmente era anche possibile che questi soddisfacessero  le loro pulsioni sessuali toccando  tutto il giorno i capelli delle clienti e soprattutto in quella continua tensione fisica e psichica rivolta verso la soddisfazione dell’altro. Una  caratteristica propria dei parrucchieri.  Chiaramente è una semplificazione, anche un po’ grossolana ma efficace,  di come funziona la sublimazione.

Facciamo una piccola parentesi su questa questione della sublimazione. Premesso che un meccanismo che funziona in maniera automatica, non è che noi lo possiamo controllare: è comune, basico. Il problema si pone quando si ha la pretesa di utilizzarlo volontariamente come soluzione a problematiche sessuali o sulla gestione della aggressività. Quando succede questo, è quasi sempre l’inizio di un dramma. Penso ad esempio alle scelte religiose. Quanti religiosi/e ho incontrato nella mia professione che si erano illusi che facendo una “scelta di castità”, avrebbero risolto le loro tematiche rispetto al sesso. Non funziona così. Il meccanismo della sublimazione è un meccanismo che scatta o non scatta ed è fuori dalla nostra volontà. Nemmeno il tentativo di spostare tutto su un piacere estetico, esempio la bellezza,  possono compensare le pulsioni affettive sessuali. Lo aveva raccontato bene D’Annunzio nel suo romanzo ‘Il piacere’.

Ritornando alla psicoanalisi, è Jung che spiccò il volo, che  trovò un’altra vera fonte di piacere nell’uomo: l’individuazione.  Vivere  un  processo di individuazione  significa trovare il senso della propria vita  e realizzarlo. Significa provare piacere nella ricerca della felicità.

la filosofia e il piacere

Armando Massarenti da studioso, ma direi soprattutto amante della filosofia, nel suo bel libro: ‘Istruzioni per essere felici’ Ed. Guanda, ridimensiona un po’ il progetto di felicità che è insito in ognuno di noi e scrive: “ Evitare il dolore, più che perseguire il piacere può essere il percorso più autentico sulla via della felicità”.

D’ altra parte il piacere è stato un oggetto di studio importante in tutta la  filosofia antica.

Ad esempio Aristotele nella sua Etica riconosce un processo sublimativo che lui chiama “il piacere del bene” che si ottiene solo con la meditazione e la virtù di una condotta corretta. Per lui la maggior parte degli altri piaceri possono essere cattivi. Aristotele  introduce un concetto che è  ripreso da Massarenti: “I piaceri del corpo sono quindi utili, ma devono essere ‘moderati’ da una virtuosa temperanza, sia per ragioni di morale che di utilità poiché ‘chi è vizioso lo è perché ricerca l’eccesso’” da Etica Nicomachea

Nei filosofi ma soprattutto in Freud, riconosciute le diverse angolature, il  piacere è comunque il risultato di  una ricerca edonistica privata  dove l’oggetto è il se stessi.

Jung si discosta nettamente da questa modalità precisando anzitutto che la ricerca dell’individuazione non ha nessuna affinità con l’individualismo. Egli scrive: “L’individualismo è un mettere intenzionalmente in rilievo le proprie presunte caratteristiche in contrasto coi riguardi e gli obblighi collettivi. L’individuazione implica invece migliore e più completo adempimento delle destinazioni collettive dell’uomo, poiché un’adeguata considerazione della singolarità dell’individuo favorisce una prestazione sociale migliore di quanto risulta se tale singolarità viene trascurata o repressa”. Da ‘ L’Io e l’inconscio’ 1928

Quindi, mentre Freud  chiude  il paziente  in un  ristretto teatro, vedendolo sempre   come bambino in relazione  con i  propri genitori e considera la sua realizzazione prevalentemente sul piano del piacere sessuale,  per Jung solo con la connessione con gli altri che ci circondano nel nostro mondo attuale, possiamo raggiungere l’individuazione. Nel contempo,  non possiamo avere rapporti veri con gli altri,  senza aver raggiunto l’individuazione.

Non vi siano dubbi su queste affermazioni se pensiamo alle relazioni affettive. Una relazione affettiva comporta che entrambi i soggetti siano sufficientemente  equilibrati e maturi, nel senso di individuati.  Se non fosse così, sarà inevitabile la sofferenza per inevitabili e complicati  giochi  di proiezioni e narcisismi.

Jung ritorna spesso sul valore sociale  della individuazione. Egli scrive: “Come l’individuo non è assolutamente un essere unico e separato dagli altri, ma è anche un essere sociale, così la psiche umana non è un fenomeno chiuso in sé e meramente individuale, ma è anche un fenomeno collettivo.” Da: ‘La struttura dell’inconscio’ 1916

Se la conoscenza di sé è dunque la prima tappa per realizzare se stessi,  non si può crescere, individuarsi,  senza la ricerca di un mondo migliore. Hillman nel suo libro ‘Il Codice dell’Anima’ 1996, afferma che il nostro carattere e la  vocazione nella vita sono qualità innate.  Il nostro scopo è realizzare quelle spinte.  L’uomo non ha valore perché è superiore agli altri o possiede più degli altri viventi, ma perché  riesce a realizzare ciò che potenzialmente è, e,  per cui è venuto al mondo. L’uomo cerca la sua compiutezza totale all’interno di un mondo collettivo. Quanto più tu sei te stesso in senso positivo, tanto maggiore sarà il beneficio per la collettività. Abbiamo quindi una speranza e forse non è vero quello che ripete Umberto Galimberti  in  quel suo traboccante pessimismo che ci inonda di citazioni dal nichilismo nietzschiano, a Heidegger ,che definì il nostro tempo quello “della povertà estrema” fino a Max Weber che disse che viviamo in una “gabbia d’acciaio”. Vedi:    ‘D La Repubblica del 9 gennaio 2016’. La speranza sta  nel nostro ineluttabile bisogno di piacere e,  il piacere  come ha evidenziato Jung,  per essere tale, non potrà essere solitario ma condiviso.

Il piacere ci salverà.

Di Renzo Zambello

  • Print
  • Facebook
  • Twitter
  • email

Archiviato in: Psicoterapia Junghiana Etichettato con: il piacere, piacere

Commenti

  1. valentina dice

    11/01/2016 at 23:57

    salve,
    volevo chiederle..secondo lei è possibile perdere..non sentire più delle passioni che si aveva pochi anni prima..ad es verso la psicologia..che avevo..anche se nn sono depressa?
    Grazie

  2. mmzambello dice

    12/01/2016 at 08:46

    Certo che è possibile, il perché o il come, io non lo so. Potrebbe saperlo lei o, il terapeuta che la segue, se ne ha uno. Ipotesi? Tante ma a che servono? Solo un terapeuta che la conosce potrebbe fare una ipotesi credibile , che soprattutto, serva a lei.

  3. valentina dice

    26/01/2016 at 23:23

    salve..ho letto l’articolo..molto bello..volevo dirle..io all università ho dovuto portare un libro..e ho scelto http://www.ibs.it/code/9788833957616/psicologia-evoluzionistica.html
    che sradica completamente il modo di pensare della psicologia affermatasi nel ‘900..di tipo empirista..dice cose..e porta evidenze..a cui nn posso sottrarmi..sarei ipocrita..ma cozzano con il modo in cui immaginavo la psicologia….volevo chiederle se conosce l approccio…e cosa mi consiglia in proposito..io penso che se portassi avanti le mie idee, dopo che qualcuno le confuta molto bene..sarei un po’ ipocrita, ma perderei una grande ricchezza a mio parere..che nn so più se è vera o falsa…mi sentirei presuntuosa a far valere qualcosa solo xk ci credo io..anche se la scienza or,ai l ha superato e ti da prove che nn puoi nn osservare e integrare…il mio problema nasce quando incontro verità che dicono cose opposte,,entrambe di valore secondo me..e l una nn ammetta l esistenza-validità dell altra per definizione.
    Grazie

  4. valentina dice

    26/01/2016 at 23:37

    è una cosa che ho vissuto in diversi campi di interesse personale..e che mi ha portato piana piano a distaccarmi da tutto..a perdere la fiducia in tutto e l interesse verso i miei interessi..nn sento più le cose come un tempo…

  5. valentina dice

    26/01/2016 at 23:41

    altra cosa..da circa 3 mesi sento tutto diversamente..ho 23 anni….ho perso le mie spinte interiori..il mio modo di sentire e i miei tratti caratteriali…sento la vita adulta che mi opprime, come fatica..nn sentendo più i miei interessi..anche se nn sono depressa..e nn riero a immaginare e vivere la me di prima e questa di adesso..coniugare piacere e dovere…sento in 2 modi diversi…parlo di 2 parti di me separate..quella interna che nn sento più..curiosa ,sensibile ecc..e quella esterna..vuota..sopraffatta dalla vita e che sente la vita adulta come una privazione della libertà..xk ha perso il desiderio secondo me…scusi la lunghezza

  6. mmzambello dice

    29/01/2016 at 16:03

    Gent.ma Signorina,
    le faccio tanti auguri per la sua laurea. Penso che a scuola lo studente deve fare lo studente. Può certo tentare di esprimere in maniera dialettica un parere diverso rispetto ad alcune affermazioni ma, solo dopo aver fatto e studiato quanto il Professore insegna. Primo imparare, anche molto bene e poi, discuterne. Le tematiche personali a cui lei fa riferimento trovano una risposta solo all’interno di un percorso personale

  7. valentina dice

    30/01/2016 at 22:58

    Grazie per gli auguri
    anche se per come sto, per l assenza di desiderio..le tasse salate ..entro pochi giorni devo decidere se lasciare,posso rinunciare, ma ancora per poco..i mie non pagherebbero ancora..una terza università…se nn do esami(giustamente)e io nn riuscirei a dare esami così

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Chi sono
  • Studio Psicoterapeutico
  • Figure Professionali della Psicologia
Domande Psicoterapia

DOMANDE PSICOTERAPIA

STUDIO PSICOTERAPEUTICO E PSICOANALITICO
Dott. Renzo Zambello Zambello Renzo

Copyright © 2019 — Psicoterapia Junghiana Dr. Renzo Zambello • Privacy Policy • Cookie Policy

• Login

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web. Puoi scoprire di più su quali cookie utilizziamo o come disattivarli. Mostra dettagli.

Psicoterapia Junghiana

Panoramica sulla privacy

Questo sito Web utilizza i cookie per consentirci di offrire la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.

È possibile regolare tutte le impostazioni dei cookie navigando le schede sul lato sinistro. Per saperne di più sulla nostra Privacy Policy.

Cookie strettamente necessari

I Cookie strettamente necessari devono essere abilitati in ogni momento in modo che possiamo salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie

Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.

Google Analytics

Questo sito Web utilizza Google Analytics per raccogliere informazioni anonime come il numero di visitatori del sito e le pagine più popolari.

Mantenere abilitato questo cookie ci aiuta a migliorare il nostro sito web.

Per prima cosa abilitare i cookie strettamente necessari in modo che possiamo salvare le tue preferenze!

Cookie Policy

Puoi consultare la nostra Cookie Policy in qualsiasi momento.