Poesia e psicologia , linguaggio dell’inconscio

Poesia
Poesia

Poesia: linguaggio dell’inconscio

Esiste un particolare legame tra la psicologia, che è una scienza che analizza l’attività umana, e la poesia che n’è una delle più alte ed efficaci espressioni. È stato Freud il primo ad utilizzare un metodo scientifico per entrare nel funzionamento dei processi creativi. Arte e scienza sono entrambe impegnate ad intuire, e a conoscere, l’essenza del mondo e le sue leggi. Anche arte e nevrosi hanno qualcosa in comune: entrambe attingono energia dall’inconscio, luogo dove non esiste ancora la distinzione tra reale e fantastico. Questa dualità segna tanto il percorso psichico del nevrotico quanto quello dell’artista.

A differenziare poi sono i processi di trasformazione: in un caso si ha il sintomo, (disturbo senza senso e per di più anche fastidioso) nell’altro l’opera d’arte (simbolo vero di qualcosa di misterioso e sicuramente più appagante). Essere poeta significa, soprattutto, fare risuonare dietro le parole la parola primordiale, rianimata dal processo creativo. La poesia, ha la possibilità, come l’inconscio, di “dire” l'”indicibile”. Poco o niente, invece, la psicologia può dire sull’essenza della poesia, che compete alla sfera dell’estetico-artistico. Tuttavia, spesso essa si è lasciata tentare nel rintracciare nell’opera, i complessi personali dell’autore. Con la consapevolezza, tuttavia, che l’opera d’arte, non essendo una nevrosi, si realizza quanto più si allontana dal dato biografico. Giustamente Jung afferma che “la causalità personale ha con l’opera d’arte la medesima relazione che ha il terreno con la pianta che gli cresce sopra”. Solo immergendosi nella mitologia inconscia il poeta raggiunge una pienezza di senso che va oltre la singolarità sino a coinvolgere l’intera umanità. Allorquando l’inconscio diventa esperienza, sposandosi con la coscienza del tempo, l’atto creativo rivela qualcosa dell’epoca nella quale si manifesta.

Aperto alle forze dell’inconscio, il poeta, per essere in grado di accedere al simbolico, deve in un primo tempo separare il reale dal fantastico. Il lavoro della trasformazione, che porta al simbolo, avviene nel preconscio, luogo di passaggio fra l’inconscio e il conscio. Il preconscio conserva i contenuti inconsci, e il linguaggio, che lì staziona e attende, sa e non sa. Per potersi enunciare nella forma accettata si avvale delle funzioni del processo secondario, che trasforma i contenuti inconsci in parole. Il preconscio è un commutatore psichico che conserva le tracce delle sue prime esperienze costitutive. Esso è il luogo delle iscrizioni del linguaggio. Ogni parola che nasce è un’apertura all’ignoto. La scrittura mette in scena il noto e l’ignoto.

La creazione si realizza, quando una parte del non detto comincia ad emergere. Così, s’inventa il proprio passato nel racconto, coprendo e rivelando. Il lavoro creativo mobilizza una violenza che a suo tempo non ha trovato parole per essere detta. La poesia rispetta la grammatica dell’inconscio: nello spazio creativo esperienze, ancora balbettanti, si possono articolare sino a diventare comunicazione. L’opera d’arte rappresenta la forma più elevata dell’esigenza di trasformare. Come dice Baudelaire: il poeta come il danzatore deve spezzarsi “mille volte in segreto le ossa prima di presentarsi in pubblico”.

Le parole che sorgono sanno di noi ciò che noi ignoriamo di loro

René Char

Il presente brano è stato tratto da Fili d’aquilone – rivista d’immagini, idee e Poesia (www.filidaquilone.it)

di: Caterina Camporesi

da: http://www.vertici.it

Commento del Dott. Zambello

Scrive Jung in “Psicologia analitica e arte poetica” (1922): ” … Tra esse,  ( Psicologia analitica e arte) malgrado la loro incommensurabilità, esistono indubbiamente dei rapporti molto stretti…”  Poi, Jung, nello stesso testo,  dopo aver polemizzato un po’ con Freud  sul concetto di Simbolo, si sofferma ad analizzare quali siano gli atteggiamenti psicologici dell’artista.  Ne individua due, nel  primo dice: ” …La materia che egli tratta é per lui pura materia, sottoposta alla sua intenzione artistica; egli vuole rappresentare quello e non altro. In una simile attività , il poeta costituisce un tutt’uno con il processo creativo….egli è il processo creativo stesso….. ma nell’atro tipo d’opera d’arte,  essa appare più o meno come un atto unico sgorgato dalla penna dell’autore e che viene alla luce tutto completo, come Minerva sortì tutta armata dal capo di Zeus. Queste opere s’impongono risolutamente all’autore, c’è qualcosa che in un certo modo si è impossessato della sua mano, la sua pena scrive cose che stupiscono l’animo suo. L’opera porta con sé la propria forma; ciò che l’autore vorrebbe aggiungervi viene respinto: ciò che egli vorrebbe respingere gli viene imposto. Mentre la sua coscienza si trova come esterrefatta e vuota di fronte al fenomeno, egli viene sommerso da un fiume di pensieri e di immagini che non sono, in alcun modo,  il prodotto della sua intenzione, e che la sua volontà mai avrebbe potuto creare. Tuttavia egli deve riconoscere a malincuore che in tutto ciò è il suo Sé che si esprime…”

In queste ultime parole c’è la traccia di quale deve essere lo scopo della Psicologia analitica: aiutare il Sé a liberarsi,  anche nelle  produzioni artistiche.  La poesia è veramente il linguaggio dell’inconscio che la psicologia può leggere.

  • Print
  • Facebook
  • Twitter
  • email

5 commenti

  1. Grazie per l’interessante commento
    che in modo mirabile allarga e approfondisce
    l’intervento.
    Cordialii saluti,
    Caterina Camporesi

  2. Piuttosto il suo interesse fondamentale stato sempre rivolto alletica della psicoanalisi. A chi aveva provato ad ironizzare malevolmente sulla dimensione filosofica del suo insegnamento sulletica sviluppato nel Seminario VII dedicato com noto a Letica della psicoanalisi dicendo di attendersi unestetica Lacan aveva a suo modo risposto lasciando semplicemente cadere la questione.

  3. scrivendo poesie e altro da quando ero bambina e interessandomi di psicologia che è parte dei miei studi e della mia vita pratica ho avvertito sulla mia pelle più volte quanto riportato nell’articolo, ossia, la sensazione che attraverso il processo della creazione, attraverso le parole dei miei scritti venisse fuori quella parte di me che a volte si tiene ancorata a qualcosa rifiutandosi di venire fuori e soffocandomi.Quando riesco a scrivere il travaglio cessa di colpo,ma a volte è come abortire…

  4. Posso essere testimone di tutto ciò che la poesia è il linguaggio dell’inconscio. Dopo essere in analisi Quttro anni con un Bravissimo terapeuta a causa di una nevrosi.Mi sono immersa nella scrittura poeticamente ed è stato e continua ad essere terapeutico.Mi ha reso creativa e più serena .grazie ad eccellenti analisti come il mio!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.