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Spiritualità e psicoterapia

12/07/2011 da zambello 14 Comments

Spiritualità e Psicoterapia

Spiritualità e Psicoterapia

Secondo Jung  spiritualità e psicoterapia sono due aspetti dello stesso cammino di individuazione. Coltivare la spiritualità   non regredire ma evolvere verso il sé realizzato. 

Convegno sulla spiritualità e psicoterapia.

La scorsa settimana a Wels, una cittadina austriaca nel pressi di Linz, si è svolto un congresso dell’associazione austriaca di Analisi Trans-personale. Il Convegno ha raccolto più di duecento psicoterapeuti impegnati professionalmente in questa prospettiva, che cerca di applicare alla psicoterapia classica la dimensione spirituale con una notevole influenza da parte di tradizioni spirituali asiatiche, particolarmente buddhismo ed induismo.

Questa assemblea cercava di concentrarsi, in particolare, su patologie sempre più ricorrenti, provocate da traumi bellici, tortura, scontri violenti e criminalità di diverso tipo. Da più di un anno ero stato invitato a presentare un intervento su “Spiritualità della fratellanza universale”. La psicoterapeuta che mi aveva contattato aveva insistito, nel corso dei vari scambi preliminari, che l’intervento parlasse in modo chiaro di spiritualità.

La cosa mi ha sorpreso, sia per aver studiato nei miei anni di università un interessantissimo corso di psicoanalisi, sia per la coscienza di sapere che, come di fatto ha sottolineato uno degli intervenuti, la religione in psicologia e psicoterapia è sempre stata o esclusa o resa patologica.

In effetti mi sono reso conto di quanto interesse ci sia e quanto desiderio per una vera dimensione spirituale. D’altra parte lo stesso Jung aveva affermato: «Sono stato contattato da clienti provenienti da tutte le parti del mondo e, senza eccezione, non ne ho trovato uno che non avesse un problema fondato sul suo atteggiamento personale nei confronti della religione, del rapporto con il trascendente e con la dimensione del trascendente. Tutti si ammalano per aver perso questo collegamento che in passato era assicurato dalla vita delle diverse religioni».

Per quanto interessante l’analisi di Jung non avrebbe la validità che merita se non si considera la conclusione alla quale arriva: «Nessuno può essere guarito se non riesce a raggiungere un atteggiamento religioso».

Si può senza dubbio discutere sul significato che ognuno attribuisce al termine spiritualità, ma il fatto indubitabile è che anche gli ambiti della psicologia si stan sempre più rendendo conto dell’importanza di quella dimensione, forse troppo presto messa da parte in nome dell’uomo moderno.

Roberto Catalano

da:  http://www.cittanuova.it/

 

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Filed Under: Cultura, Psicoterapia Junghiana Tagged With: ammalato, anima, archetipo, cultura, Dott Renzo Zambello, individuazione, Jung, miti, mito, psicoanalisi, psicoanalisi junghiana, psicologia, psicoterapia, religione, religioni, Sé, simbolo, spiritualità, trascendente

Comments

  1. silvia says

    01/09/2011 at 13:04

    Buongiorno a lei Dottore
    finalmente qualcuno parla di psiche e spiritualità. Sono cristiana,ho 52 anni, non ho figli e in questo momento nessun legame sentimentale. La mia psicoanalisi freudiana (1992) si è basata proprio su questo. All’esito dell’analisi ho perso la fede. Nel 98 mi è stata di nuovo data ( farà sorridere, ma è opera di padre Pio). Oggi è un nuovo momento di prova ma mi rifiuto di credere di essere stata abbandonata, non ci crederò mai. La prego continui a coniugare psicologia e spiritualità e a farci conscere altro su questo punto. Durante la mia psicoanalisi mi resi conto che le

    risposte di Freud non coprivano tutto, e che piuttosto si trattava ( psicologia e fede ) di due binari paralleli destinati a non incrociarsi ( ma l’uomo è fato non solo di carne e di psiche ma anche di spirito).
    Sono una depressa da anni ( uso lo zoloft dal 2000) che non riesce ad uscirne e ritengo che sia a causa delle circostanze di vita dure, complicate e contrarie che non cessano ( qui sarebbe lungo).
    Penso al suicidio ma lo rifiuto e cerco di resitere perchè lo penso contario ad un disegno più grande . Penso che la vera cura alla depressione è l’amore che trova la sua forza ( gli umani da soli non ce la fanno ) e ragione nel trascendente e da li torna all’uomo. Ma ci vogliono anche le condizioni di vita ( dignitosa e con un minimo di sicurezza ) che oggi mancano a moltissime persone. La mancanza di amore trova la sua base

    nella diffidenza verso gli altri e nell’incapacità di potersi fidare ( soprattutto fra uomini e donne ). Nessuno riesce più a essere speranza per l’altro.
    Trovo che questa diffidenza è del tutto giustificata perchè l’umanità è decaduta avendo perso il contatto con il trascendente. In questo modo essa, nella vita di ogni giorno, è destinata all’egoismo ( l’istinto di sopravvivenza prevale) che genera l’isolamento proprio e quello degli altri. Sono arrivata a credere che per ritrovarsi occorre mollare tutto il superfluo ma forse è troppo semplicistico. Mi piacciono le sue risposte e vorrei una sua breve opinione. Grazie . Silvia

  2. Elisabetta Macchi says

    09/10/2011 at 07:49

    Articolo illuminante, chiarissimo nell’esposizione. Grazie.
    Elisabetta Macchi
    P.S.: uno dei miei libri preferiti è “La cura Schopenhauer” dello psichiatra Irvin Yalom.

  3. nienteansia says

    11/10/2011 at 12:14

    Ma secondo voi visto che è stato nominato nell’articolo sopra riportato,le stigmate come quelle di Padre Pio possono essere fenomeni psico somatici?mi interesserebbe saperne di più…grazie Andrea

  4. Eleonora says

    29/11/2011 at 20:00

    Sto leggendo “Molte vite, un solo amore” del Dott. Brian Weiss… a mio parere illuminante sulla psicoterapia spirituale… non lasciamo porte chiuse alla conoscenza.
    Buon lavoro,
    Eleonora

  5. Aldo says

    29/12/2011 at 18:49

    Su google, digitando psicoanalisi spirituale od identikit psicologico, il blog “iltriangolodellebermude.blogspot.com” è al primo posto nella prima pagina.
    La psicoanalisi spirituale, a completamento di quella di Freud e di Yung, essenzialmente dovrebbe girare attorno ad un principio fondamentale: non dovete avere niente a che fare con alcuna pratica legata allo spiritismo, incluse tutte quelle che implicano il passsaggio di energie, ma, se vi sisiete già fatti coinvolgere, e pure, avete cominciato a sentire le voci interiori, avendo una percezione della realtà differenziata, ecc, ecc, allora, “dovete lavarvi bene le mani con il sapone” da ogni pratica ed oggetto che abbia a che fare con lo spiritismo; ossia, dovete sbarazzarvi da ogni cosa e ogni pratica che abbia a che fare con gli spiriti ribelli. In sostanza, se come è accaduto a tante persone, se tu usufruisci delle energie esoteriche, per rilassarti, per curuiosità, ed in casi rari, pure per guarire da un prolasso alla mitrale, dai il pretesto ecellente ai demoni di poterti disturbare a livello mentale, ma, non solo. Si, puoi ricevere sia un beneficio che una pena a lungo termine. Volendo, si può anche dimostrare in un aula di tribunale che Satana ed i demoni esistono e quale sia la loro psicologia e modo di agire. Tutti gli odierni miracoli, o sono delle truffe fabbricate dall’uomo oppure si tratta di opere potenti e di miracoli da parte di Satana ed i demoni, in quanto, gli angeli che servono Dio non possono compiere alcuna guarigione nella nostra epoca, e, fin tanto che, tutto l’attulae sistema di cose malvagio non venga distrutto.

  6. Dr.Zambello says

    29/12/2011 at 18:56

    Avanti! C’è posto per tutti.

  7. Sydney says

    25/01/2012 at 13:06

    COntinuare con questi articoli pretestuosi per insistere in una difesa oggi un pò debole a mio parere è fuori luogo.

  8. Dr.Zambello says

    25/01/2012 at 13:28

    Gent.mo Signor X,
    perché presuntuosi e da cosa si difendono? Mi sembra una contestazione legittima ma deboluccia, o no? Provi a contestualizzarla un po’ di più e poi, magari, si firmi. Vedrà che le farà bene, si sentirà meglio.

  9. Miro di nino says

    12/05/2015 at 12:43

    Ciao sono un ragazzo di 29 anni sono uscito da poco da un percorso di tossicodipendenza durato 18 mesi, pensavo che la mia infelicita dipendesse esclusivamente dalle sostanze, mi sto accorgendo che nn è così, penso che sia il frutto delle scelte che ho fatto nella vita , fatte senza ascoltarmi profondamente, ma sulla razionalità di cosa e giusto o sbagliato secondo gli altri, spero con il percorso di psicoanalisi che inizierò a breve di riprendere in mano me stesso. Grazie

  10. mmzambello says

    12/05/2015 at 13:08

    Gent.mo Miro, lei si appresta a fare un percorso che le darà molte possibilità. La più auspicabile e gliela auguro è di “vedere” la sua strada, essere se stesso.
    Auguri.

  11. giuseppe says

    08/11/2016 at 19:33

    Mi occupo di psicoterapia da circa 10 anni e nell’avvicinarmi alla sofferenza e disagio altrui ho progressivamente inteso quanto la mancanza di consapevolezza di sé porti alla costruzione di una realtà illusoria a partire dalla struttura del proprio carattere! In un contesto culturale -educativo come quello attuale e occidentale in particolare, mi sembra complessa la ripresa di questo contatto senza una radicale e talvolta drammatica svolta del proprio punto di vista esistenziale che permetta di affrancarsi dalle autorità psichiche in modo sereno. Una psicoterapia che curi l’aspetto spirituale senza dubbio è un approccio che manca e darebbe una significativa spinta a questo processo. Allo stato attuale la cosa più grave ancora appare il fatto che la stragrande maggioranza di noi non si accorge neppure di “non sapere” dunque si è “inconsapevoli di essere inconsapevoli”, perdonate il gioco di parole.
    Queste riflessioni che siano state causa o effetto , hanno permesso di aprirmi le porte ad una inevitabile concezione del mondo che si allontana dall’occidente e si avvicina alle tradizioni orientali.
    Forse una integrazione dei diversi punti di vista sarebbe ora di implementarla a partire dalle piccole stanze terapeutiche fino alle aule della scuola dell’infanzia! Sento che questo gioverebbe anche a livello sociale, per le future generazioni..
    Mi auguro che continuiamo sempre più a discutere su questi punti importanti…
    Grazie

  12. mmzambello says

    09/11/2016 at 09:12

    Grazie Dottore per le sue illuminanti considerazioni. Purtroppo viviamo in un momento un po’ di oscurità.
    Sempre meno guardiamo in alto, sempre meno separiamo ciò che per noi è buono da ciò che non lo è. Ci stiamo appiattendo in uno stato di caos.
    Il nostro lavoro di terapeuti è di aiutare i pazienti che ci chiedono aiuto a vedere oltre il sintomo. A scorgere in esso l’epifenomeno di un bisogno molto più profondo. Bisogno che ci coinvolge tutti.

  13. Fiore says

    27/02/2017 at 00:29

    Gentile dottore, ho letto un breve testo che riporta questo concetto di C.G.Jung “la via orientale è assolutamente impercorribile per un occidentale se non dopo aver acquisito un certo assetto mentale e tenendo conto di alcune premesse antropologiche, epistemologiche e psicologiche necessarie”, concetto che condivido pienamente, Vorrei però leggere qualcosa di Jung su questo tema e le chiedo se mi può indicare un libro o un articolo dello stesso Jung su questo concetto, e non riportato da altri. Grazie

  14. mmzambello says

    27/02/2017 at 08:50

    Jung era andato in Oriente e in Africa per quasi 10 anni. Scrisse diverse cose sulla religiosità orientale: Commento psicologico al “Libro tibetano della grande liberazione” 1954. Commento psicologico al “Bardo Thodol” (il libro tibetano dei morti) 1935/1953. Lo Yoga e l’Occidente. 1936. Prefazione a D.T. Suzuki, ” La grande liberazione. Introduzione al Buddismo Zen” 1939. Psicologia della meditazione orientale. 1943. Santi indiani. Prefazione a H. Zimmer, ” La via del Sé” 1944 Prefazione a “I Ching” 1950
    Per me, la sintesi della sua ricerca religiosa, soprattutto per quanto concerne le comparazioni con le altre religioni è descritta da lui in “Ricordi Sogni Riflessioni”. Se le interessa Jung e non ha mai letto questo “diario” edito con la collaborazione di Aniella Jaffé, glielo consiglio.

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